Le routine non fanno per me.

Parole dure, parole dure da un uomo davvero strano.
- Kent Brockman

È vero comunque, dire che “le routine non fanno per me” è un’affermazione tranchant che utilizzo spesso nel mio modo di esprimermi, sempre bianco o nero.

Mi sono però resa conto che, di frequente, dietro il mio modo di fare e di dire perentorio si nasconde una vena giustificativa.

“È così che sono fatta, quindi questo o quello non si adattano a me e pertanto è inutile che ci provi.”

Sto cercando però, andando avanti con il tempo, di ammorbidire le mie idee, opinioni e sopratutto sto tentando di capire quando queste nascano da una vena polemica e poco oggettiva.

In questo percorso di auto analisi ho deciso di cominciare con le mie routine e di prendere, pertanto, in analisi cosa faccio di giusto (forse meglio dire “favorevole”) e cosa invece faccio di sbagliato (anche qua, forse è meglio “sfavorevole”, ma sulla scelta lessicale penso che maturerò una decisione più precisa con il tempo, na roba per volta!).

Parto proprio dalla frase in sé “Le routine non fanno per me” e mi domando: è davvero così? Non ho nessuna routine nella mia vita?

E, ovviamente, le risposte che mi sto dando sono: no e ancora no!

Ho delle routine.

Mi alzo, prendo le mie pastigliette, mi faccio il caffè, ostio con il mondo e paese, mi lavo i denti, prendo la macchina, chiamo mia mamma, vado in ufficio, ostio con il mondo e paese, arrivo giusto in tempo per prendermi un caffè e l’acqua, due battute da muratore sguaiato, attacco a lavorare, pranzo, caffè, finisco di lavorare, chiamo prima mia mamma, poi chiamo mia nonna, torno a casa, mi metto in tenuta comoda e faccio la cena, senza dimenticare di ostiare con mondo e paese.

Cosa di questo non è routine? È talmente “routinante” che se per disgrazia chiamo prima la nonna invece che la mamma mi sembra un evento straordinario e degno di un’avventura alla Jules Verne (“20.000 leghe in tangenziale” sarebbe il titolo del mio romanzo).

Quindi sono qua, con voi, e mi costringo a riflettere su cosa vorrei di più nella mia routine, cosa sarebbe quella cosa che mi farebbe dire “oh, finalmente sono una di quelle ragazze scialbe e beige che ce l’ha fatta, che ha una tazza di the in mano e vi racconta nel suo blog patinato di quanto è figo essere organizzata come lei” perché: si! Lo ammetto, io quelle le invidio proprio. Invidio principalmente la loro serenità, magari falsa come una moneta da cinque euro, ma al momento un’esistenza così serena è il mio pallino.

Quindi ecco la mia letterina a Babbo Natale della Routine: caro Babbo, vorrei tanto riuscire ad aggiungere un altro pezzo alla mia giornata, vorrei un momento dove riesco a scrivere du cacate sul mio diario, vorrei un momento dove mi posso dedicare allo sketching, vorrei un momento di silenzio a contatto con la natura (non eccessivo perché gli insetti mi inquietano), vorrei un momento per disegnare, vorrei un momento per fare quello che serve per mantenere questo sito e infine vorrei del tempo per leggere e formarmi. E UNA FETTA DI CULO OGNI TANTO, GRZ.

Mi sale un po’ l’ansia a pensare che tutto questo dovrei inserirlo nel poco tempo che mi rimane. Ma altrettanto capisco due, tre cosette importanti:

  1. Se penso di ficcare nelle poche ore che mi restano tutte queste cose effettivamente o finisco per farle di emme o finisco per esserne angosciata e non farle proprio.

  2. Le cose che faccio nella “prima” routine le faccio perché sono costretta. Costretta da un orario di lavoro, da responsabilità sociali e umane. Quindi come non campo scuse per la prima lista altrettanto non dovrei camparne per la seconda, dare cioè anche alla “nuova routine” lo stesso carico di responsabilità che do alla prima.

  3. La prima lista è fatta da piccoli pezzettini, inseriti pian piano con il tempo e sedimentati nel mio inconscio. Basti pensare che la sera se non mi lavo la faccia non vado a dormire e vi posso assicurare, con un pizzico di vergogna, che fino a poco fa andavo a letto truccata senza troppi rimorsi.

Ergo: pochi cazzi e organizzarsi meglio.

Quindi vorrei portarvi con me all’interno di questo nuovo viaggio, se così possiamo chiamarlo. So benissimo che le cose bisognerebbe farle con uno slancio personale, ma a me pensare che devo dar da conto a qualcuno mi ha sempre spinta a fare del mio meglio, quindi voi sarete i miei custodi in questo percorso. Non volevate esserlo? Beh, ora lo siete, ciao, l’ho detto prima io quindi adesso: dovete.

Scherzi a parte, vorrei davvero condividere con voi i piccoli passettini che farò prossimamente per migliorare questo pezzo della mia vita. E, badate bene: è la mia vita a dover essere migliorata, perchè io credo di trarne beneficio. Se la vostra vita va benissimo così ricordatevi sempre che è legittimo che stia così. Nessuno di noi è perfetto. Ma se per caso vi ritrovate nelle parole che sto scrivendo magari assieme riusciremo a trarne qualche beneficio.

Io vi aspetto al prossimo capitolo di questa piccola avventura, se avete domande o volete condividere con me i vostri pensieri (tipo gruppo di auto-mutuo-aiuto) mandatemi una mail o un DM su instagram, sapete che mi fa molto piacere parlare direttamente con voi piccoli pidocchietti!

Cià ciao!

Indietro
Indietro

Alle volte, le cose non vanno

Avanti
Avanti

Cara: inizio dell’avventura