La solitudine dell’artista
Lo so, questo titolo non è in linea con il mio solito stile “spartano”, per non dire da “sposta sassi”. Ma l’ho buttato li e mi sembrava di aver scritto na figata al pari de “La critica della ragion pura” di Kant. Quindi così resta.
Comunque il tema quello è: la solitudine.
Non ho mai sofferto la solitudine ad essere sincera.
Amo stare da sola, penso che sia depurativo spesso e volentieri stare un po’ con se stessi e i propri pensieri.
Non mi dispiaccio come persona e so che questa affermazione sembra proprio un “mi lodo e mi imbrodo”, ma penso che ognuno di noi, nel proprio intimo, la pensi allo stesso modo.
Solo una cosa della solitudine non mi piace: stare sola in compagnia.
Sembra una sottigliezza, uno dei miei soliti giochini verbali per arrampicarmi sugli specchi e girare attorno ad un concetto. Ma ci credo davvero. Non so se vi è mai successo, di stare assieme ad una persona e sentirvi tremendamente soli. Solo che a differenza delle volte che state soli con voi stessi questa volta è come se il vostro “voi” di compagnia sparisse e rimanesse un immenso vuoto.
Magari uscite con un’amica e questa si mette a spidocchiare il telefono (consiglio, mollate l’amica al suo destino, lento ed infausto), in quel momento vi cala un velo di vuoto sulle spalle e o potete interpretare “scimmia dice, scimmia fa” e pigliare il telefono o sentire nella vostra testa le balle di fieno che rotolano.
Ultimamente sento questa stessa sensazione nella “comunità” artistica che c’è attorno a me, sopratutto virtuale.
Premetto, prima che saltiate sulla sedia: non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ci sono persone che ho conosciuto che sono dei cuori, che hanno condiviso con me e non hanno alzato un muro. E, sopratutto, nessuno è costretto a trattarmi con i guanti.
Solo che davvero, negli ultimi tempi mi pare di essere tornata alle superiori. Piccoli gruppetti, chiusissimi, dove per entrarci pare di chiedere l’elemosina.
Ed è un peccato.
Perchè è la condivisione, a mio avviso, che fa crescere le persone.
Condividere un’esperienza, un trucchetto, un consiglio o anche solo una parola gentile fa si che non ci si senta poi così soli in questo percorso. Perchè si, fare arte per me è un percorso sotto molti punti di vista. Sia manuale che spirituale. E se ci si accompagna sempre da soli non si fanno molti passi avanti. Ad esempio, vi siete incaponiti con uno stile, un modo di eseguire un tratto o chissò io. Stando da soli ora che vi accorgete dell’ “errore” ne passano di fallimenti sotto ai ponti.
Se, invece, qualcuno vi prende per manina e vi fa quanto meno notare che siete sul sentiero sbagliato o anche, più semplicemente, vi racconta che “anche lui una volta è rimasto impantanato su un disegno” di sicuro farete prima la svolta sulla strada giusta e vi sentirete meno soli, no?!
Non voglio finire questo post con una vena moralista, ma si: tendiamo la mano nella solitudine altrui.
Va che finale da bigotta filosofa.
Detto questo, amici di merende, io vi auguro una buona giornata e vi invito, come sempre, a scrivermi <3